sabato 17 marzo 2018

"L'informe e senza ombra" di Ikkyū. Due conversazioni

Librobreve intervista #82

Da qualche giorno è disponibile L'informe e senza ombra del monaco buddista e poeta giapponese Ikkyū (Kyōto, 1394 – Kyōtanabe, 1481), libriccino de La collana Isola tradotto da Leonardo Vittorio Arena e illustrato da Chiara Druda (per informazioni lacollanaisola.tumblr.com) e qui di seguito si ospita una conversazione della curatrice della collana Mariagiorgia Ulbar con l'illustratrice e il traduttore.

Una conversazione con Chiara Druda

1) Chiara, quando ti è stato proposto di disegnare un’Isola, i dattiloscritti che ti avevamo inviato erano due e tu hai preferito i canti di Ikkyu. Non conoscevi l’autore, ma lo hai scelto. Ti era stato detto che veniva dal passato e ti veniva proposta una lettura in traduzione. Sapevi che non avresti potuto comunicare con lui - non utilizzando i canali convenzionali almeno, ma non hai avuto dubbi nella scelta. Quale corda ha toccato? A quale visione grafica ti ha condotta?
R: Ho scelto Ikkyu perché parla una lingua universale, questo mi ha sollevata dal problema della comunicazione, una lingua mediopassiva cui tendo, insieme all’orecchio, la mia, in una sorta di bacio di comprensione e svelamento. L’ho scelto per la perspicuità con cui descrive l'amore per la vita e per la morte, si riesce a compatirlo, sono stata affascinata dalla naturalezza con cui la sua parola può sfumare nel discorso di un altro, andare e venire, insinuarsi. Un monito fiorito, privo di vanità, che dura nella vanitas. Graficamente ha evocato dapprima i segni, successivamente i disegni, intesi come discorsi complessi di subordinate grafiche.

2) Come hai disegnato le poesie di Ikkyu? Che rapporto c’è tra parole e immagini?
R: Ho letto e ho sentito il fiume ed anche il mare, ho sentito “lo stesso" manifesto in circostanze diverse, che sono le mie, le mie grafie, i miei topoi, visioni, casi e disguidi, i disegni. Ikkyu rende accessibile e confortevole la sospensione del giudizio, l’epoché, la verità. Per questo non ho illustrato le sue parole ma ho detto a modo mio, in proporzione a ciò che ho appreso, lo stesso sentimento. La montagna, la pioggia, il Calderone, il fiume, il mare, la verticale, l’ascesi orizzontale.

3) Se immagini questo poeta di molti secoli fa in un Giappone molto diverso da quello di oggi, provando a dirlo in una parola, cosa vedi? E se lo immagini oggi?
R: Lo immagino sorridente, per sempre. 

4) Sei una ceramista: come sarebbe la poesia di Ikkyu in ceramica? Che tipo di manufatto? Puoi dirci forma, colore, consistenza?
R: Sarebbe argilla, lasciata alla natura, non fissata irreversibilmente dalla cottura che definisce la ceramica. Sarebbe un invito ad andare a cercare la materia e godere delle forze che naturalmente la trasformano.

5) Che cos’è per te un’isola?
R: Un approdo, in senso lato. La collana Isola lo stesso.


Una conversazione con Leonardo Vittorio Arena

1) Dal 2012, la Collana Isola ha pubblicato ventuno Isole e questa è la ventiduesima, poesie e illustrazioni in bianco e nero come sempre, ma con una differenza: Ikkyu è il primo poeta non vivente e non contemporaneo a comparire nella collana. Ti chiedo: Ikkyu è “non vivente” e “non contemporaneo”?
R: Rispondo per analogia. Quest'anno, per il mio corso di Storia della filosofia contemporanea all'università di Urbino, una delle due parti è dedicata al maestro taoista Zhuangzi, all'incirca vissuto tra il IV e III sec. a. C. Ciò che ho detto per lui vale, a maggior ragione, per Ikkyu. La sua presenza si percepisce sempre di più oggi, grazie alle tematiche e allo spirito. Certe opere sono sovratemporali.

2) I canti che compaiono in questa edizione di Isola non sono la tua prima traduzione del poeta giapponese: quando hai tradotto Ikkyu per la prima volta? Quante volte lo hai tradotto e perché?
R: La prima volta fu per una rivista, ma non ne autorizzai la pubblicazione. Studiavo giapponese da due-tre anni. Pochi anni fa ho scritto un ebook, Ikkyu poeta Zen, con molte citazioni dalle sue opere. Mi è stato utile per un corso monografico sul suo pensiero, nella disciplina "Filosofie orientali". Ikkyu mi ha colpito subito. Il suo spirito anti-istituzionale e libero l'ho sentito molto vicino.

3) Quando rileggi le traduzioni che fai, trovi la distanza per leggerle? Quando hai il libro in mano, chi è a leggere? Leonardo, il traduttore di Ikkyu, un lettore qualunque, una emanazione di Ikkyu che legge la versione di sé in italiano, il lettore o la lettrice d’elezione che hai immaginato traducendo?
R: Non sono distante. Forse, nella rilettura, sono il traduttore o lo studioso del buddhismo. Penso che potevo cambiare alcune parole o impostare una versione diversa. È l'attitudine più comune con cui rileggo i miei testi stampati. Con Ikkyu mi è capitata una cosa strana, insolita: ho sentito una registrazione in cui si recitavano poesie dalla mia traduzione. Mi sono piaciute, non le ho riconosciute subito.

4) È la prima volta che qualcosa da te scritto o tradotto viene illustrato da una persona che non conosci e che ti viene proposta da chi cura il libro: avevi riserve in merito? Come è stato l’incontro con i disegni? Puoi raccontarci in poche righe reazioni, dubbi, gioie o altro?
R: Avevo riserve, ma potrei dire che non avevo colto lo spirito della collana. Non mi era stato spiegato, non lo avevo capito o non ricordavo che traduttore e disegnatore avrebbero lavorato in piena libertà e autonomia, senza comunicare. Sono un fautore della improvvisazione musicale radicale; quindi, una volta apprese le "regole" o i "principi" editoriali, ho accolto di buon grado disegni che non mi sembravano pertinenti. Nell'improvvisazione si accetta qualsiasi cosa dall'interazione tra i musicisti, senza prevenzioni. Tutto vale ed è bello. I disegni esercitano su di me un grande fascino. Mi piacerebbe fare fumetti, ma non ho mai trovato un disegnatore che potesse dar corpo alle mie storie. È stato molto gradevole per me vedere queste poesie "sceneggiate".

5) Pensando a tutto ciò che per te rappresenta la poesia di Ikkyu e dovendolo riassumere in una immagine o in un disegno, cosa vedi?
R: Un airone bianco in mezzo alla neve.

6) Come consiglieresti la lettura di questo libro usando solo tre parole?
R: "Fanne quanto vuoi."

7) Cos’è per te un’isola?
R: Evoca qualcosa di separato, altero, fiero della sua diversità.


NOTE

Chiara Druda è nata sulla costa dell'Adriatico centrale, ha studiato pittura e filosofia guardando l'orizzonte e attraversando campi e nel 2012 ha intrapreso il percorso della ceramica che l'ha portata a Castelli, sotto il Gran Sasso. Lavora a progetti artistici per la ceramica in Italia e in alcune città europee. Conduce laboratori di ceramica.

Leonardo Vittorio Arena insegna storia della filosofia contemporanea all'università di Urbino. Orientalista, fa corsi di meditazione e concerti di musica elettronica con ipad. Pubblica per Rizzoli, Mondadori e altre case editrici italiane. 
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Leonardo_Vittorio_Arena

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