venerdì 18 maggio 2018

Luigi Sampietro e la passione della letteratura

Definire "livre de chevet" La passione della letturatura di Luigi Sampietro che Nino Aragno Editore ha pubblicato in tempi recenti e che di pagine ne conta 778 potrebbe apparire quantomeno bizzarro. Eppure, per chi legge gli interventi che da anni (dal 1992, per la precisione) Sampietro pubblica sulle pagine di "Domenica" de "Il Sole-24 Ore", questo libro può divenire la classica raccolta antologica, la lettura a portata di mano, da consultare per un'esigenza particolare, da aprire rabdomanticamente oppure da scorrere alla ricerca di un titolo nuovo da leggere recensito anni or sono oppure di un titolo più o meno scordato. Insomma, non è necessariamente quel libro che oggi si legge dall'inizio alla fine. Lo dico perché nel mio caso non è stato così e non credo potrà mai essere così. Sinora l'ho sfogliato, ho trovato articoli di anni fa, ho capito che si può percorrere a salti e diagonali in futuro. La natura non sistematica di questo libro, unita alla sua sostanziale funzione di "raccolta", porta a galla la costanza di dedizione alla letteratura anglo-americana che si è declinata in quasi centocinquanta articoli scritti per la testata già ricordata. Entriamo dunque nei terreni della divulgazione, che purtroppo non è mai abbastanza protagonista dei nostri pensieri, anche se ricopre un ruolo vitale che dovrebbe essere evidenziato. E così come ci sono libri nati nell'orbita accademica che meriterebbero un'azione di divulgazione maggiore perché capaci di toccare temi fondativi con un piglio agile e vitale, così vi sono autori di provenienza accademica che scelgono di abbracciare una via che è già segnatamente indirizzata verso la divulgazione. Sampietro costituisce oggi un esempio ancora molto attivo nel secondo versante e questo libro ne documenta con esaustività il percorso. In lui è ancora vitale l'esercizio della recensione, una tipologia di scritto che quando funziona bene fa spesso la differenza, anche se la recensione oggi è più una questione di breve giudizio accompagnato da 1, 2, 3, 4 o 5 stelle.

Nelle pagine di questo volume troverete pertanto radunati gli articoli che vi sarà capitato di leggere negli anni ne "Il Sole-24 Ore" e potrete soffermarvi sulle opere di molti autori della letteratura anglo-americana di ieri e di oggi. Tra questi i più citati restano Shakespeare, Coleridge, Eliot, Hemingway, Melville, Bellow, Capote, Faulkner, Whitman e l'imprescindibile Walcott, di cui Sampietro fu un precoce conoscitore e sostenitore. La scansione che ha guidato l'operazione di raccolta prevede un primo raggruppamento per scrittori e critici, un capitolo dedicato ai classici, uno a modernisti e moderni, uno ai contemporanei, quindi le conclusioni e un post scriptum. Il titolo che lega con lo spago questi centocinquanta articoli, pur generico, è esatto (gli articoli tra l'altro non sono nemmeno tutti quelli scritti da Sampietro dall'inizio degli anni Novanta). Per Sampietro è la letteratura, anzi l'opera-libro, che dovrebbe rimanere al centro (anche in ambito accademico) e resistere agli assalti che vogliono questa come una appendice tra altre degli studi culturali o Cultural Studies che dir si voglia, giusto per fare un esempio di un paradigma un giorno sostituibile - per definizione - con un altro paradigma. Un libro del genere è un valido contrasto ai tempi che corrono, infettati di posture autoriali poco interessanti e ripetitive. Sampietro, con il piglio del cronista delle cose di letteratura, consiglia essenzialmente titoli, singole opere, nuove traduzioni, in un contesto che originariamente è quello di un supplemento culturale di un giornale nazionale. Attraverso questo percorso di diverse centinaia di pagine che coprono un quarto di secolo, possiamo incontrare diverse porte che si aprono su un libro nuovo, sia questo un classico o un titolo presto tornato fuori catalogo. In un'opera del genere diventa allora utilissimo l'indice dei nomi, che contiene anche i titoli delle opere, chiamato a sigillare il tutto.

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