lunedì 21 maggio 2018

da "Tutte le poesie" di Fernando Bandini

Una poesia da #70


Solo una breve nota e una poesia per ricordare che, a quasi cinque anni dalla morte avvenuta il giorno di Natale del 2013, Mondadori ha mandato in libreria l'Oscar Baobab di Tutte le poesie di Fernando Bandini (a cura di Rodolfo Zucco, introduzione di Gian Luigi Beccaria, pp. 704, euro 28). Il libro contiene anche un saggio biografico di Lorenzo Renzi. Il poeta vicentino fu tra i pochi a fare poesia in tre lingue: italiano, dialetto e latino, solco illustre e alla fine mai dimenticato della tradizione, nel quale Bandini si è inserito, brillando con pochissimi altri. La presenza del latino nella poesia di Bandini è per Andrea Zanzotto "sigillo di morte eppure indizio albale". Torneremo a breve sugli aspetti segnatamente linguistici della scrittura di Fernando Bandini. L'Oscar Mondadori ha evidentemente il merito di rendere fruibili, all'interno della stessa rilegatura, le diverse pubblicazioni di poesia che in vita, soprattutto in anni più vicini a noi, passarono per la collana di Garzanti. Tra l'altro - sia detto en passant - pare che Garzanti e altri editori in vista vogliano ritentare un approccio alla poesia dopo l'abbandono degli ultimi anni (si veda anche il caso di Bompiani e, in misura minore, di Guanda, che però si limita a ripubblicare le vecchie glorie). A qualcuno verrà la voglia di trarre qualche conclusione da questo recente riavvicinamento di certe sigle editoriali alla poesia, tuttavia una certa prudenza mi spinge a non vederci nulla di particolare o entusiasmante, se non un tentativo esplorativo tra altri: si prova, si vede se funziona e soprattutto cosa funziona. In fondo perché non riprovarci anche con la poesia in un contesto dove si testano continuamente nuovi prodotti? Naturalmente posso sbagliare, come spesso mi succede e come mi auguro, ma il presentimento è circa questo.

Torniamo al nostro volume. Rodolfo Zucco, che alla scuola padovana di stilistica e metrica si è formato, nelle stesse sale dove erano operativi il sempre vivace Lorenzo Renzi e Bandini stesso, ha avuto modo di concentrare e affidare a questo libro un'attenzione che aveva già disseminato altrove. Ne esce una pubblicazione lodevole, di cui temo si parlerà poco nel panorama attuale dove i libri, inclusi quelli di poesia, si fotografano (preferibilmente chiusi per mostrare la copertina) più di quanto si leggano. Le traduzioni da Pindaro, Virgilio, Orazio, Rimbaud, Baudelaire, Daniel, Ausonio e Magagnò, unite alle annotazioni del curatore e alla bibliografia aggiornata danno al libro il senso di una pubblicazione finalmente compiuta e necessaria.

A proposito dell'intersecarsi linguistico di Bandini e dei diversi idiomi che in Bandini si connettono a diversi ordini simbolici, si può ricordare quanto scrisse Andrea Zanzotto in una recensione a Santi di dicembre del 1994 (poi confluita in Aure e disincanti del Novecento letterario):
Accanto la lavoro compiuto da Bandini in un italiano relativamente stabile e pacifico, le sue aspre e cuposcintillanti forme dialettali risultano connesse ormai a qualcosa di spettrale e persino vampirico, popolano le notti di figure puerili che lasciano tracce di sangue entro pericolose ragnatele di neve che le riportano giuste allo horror che viene proposto oggi. Si introducono anche incantate filastrocche, echi di remote forze esorcizzanti, che però non distraggono dall'oscuro sentimento della fine del dialetto.
E proprio dal trilingue Santi di dicembre è preso il testo proposto in chiusura, Negozi di uccelli, che presta il titolo anche alla prima sezione del libro.


NEGOZI DI UCCELLI


Quando mi trovo in città sconosciute
cerco negozi di uccelli:
l'ho fatto a Ginevra a Londra
a New York ad Hong-Kong
(dentro c'è un piccolo vento, nervosi
colori saettano in angoli d'ombra).

Ma non ho visto
in Asia shama d'Asia
in Europa cutrettole d'Europa
in America mimi poliglotti d'America:
sempre la stessa alata confraternita
di ogni parte del mondo
in gabbie made in Japan.

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