martedì 10 aprile 2018

"Il sipario era alzato. Uno sguardo sul teatro" di Charles Baudelaire

Prima ancora di addentrarci in questo libro che raccoglie scritti di Charles Baudelaire sul teatro e per il teatro, vale la pena spendere qualche parola sul contenitore abbastanza recente che lo ospita. Lemma Press è una casa editrice internazionale di Bergamo, fondata nel 2015 da Nicola Baudo, nipote del poeta francese Jean Tardieu. Uno sguardo al sito potrà introdurre meglio di tante parole un catalogo che in meno di tre anni si è popolato di pubblicazioni rilevanti come L'ombra di Huma di Ivan Bunin o Disegni e calligrafia di Fëdor Dostoevskij di Konstantin Baršt. Il libro dedicato a Baudelaire e intitolato Il sipario era alzato. Uno sguardo sul teatro (pp. 352, 27,50 euro) è curato da Federica Locatelli e contiene i contributi di Federica Locatelli stessa, di Chiara Nifosi e di Marina Spreafico. Appartiene a una collana che si chiama "Arsenale" la quale, in modo del tutto necessario, pone sotto la lente di ingrandimento non solo i problemi della traduzione letteraria, ma in particolar modo i problemi della traduzione dei testi legati al teatro. Se tutti sappiamo che le traduzioni invecchiano, sappiamo anche che quelle per il teatro rischiano di invecchiare prima di tutte le altre traduzioni: il palco in questo è implacabile, poiché sancisce in maniera inesorabile e immediata la decadenza e inaccettabilità di una traduzione oppure il suo valore e tenuta. La collana ha anche l'ambizione di esportare la tradizione italiana e importare altre letterature. Peculiarmente si pone anche la pubblicazione di testi nati sulla scena, invertendo l'ordine canonico e passando quindi a una parola che sia prima detta e poi scritta. Marina Spreafico, curatrice di collana assieme a Federica Locatelli, è direttrice del Teatro Arsenale (così capiamo da dove viene il nome di questa serie di titoli che ci auguriamo di poter osservare allungarsi negli anni a venire).

A 150 anni dalla scomparsa di Baudelaire (il libro è uscito nel 2017), il volume offre un avvicinamento inedito all'opera del poeta del cuore messo a nudo. Non mancano certo sue traduzioni italiane, ma ma mancavano traduzioni così pensate. La sua attenzione costante per il teatro, ravvisabile in tanti testi poetici e critici o nelle lettere, è qui radunata in un libro specifico che si rifà alla centralità del teatro, all'uso del testo che si può fare in teatro. E se è vero che l'immaginario teatrale ha popolato l'immaginario poetico di Baudelaire saldamente, è anche vero che davvero molti scritti paralleli alla poesia risentono di un pensiero costante che riguarda le arti sceniche. Qui il discorso si salda anche con la necessità della nuova traduzione offerta in queste pagine. Per addentrarci meglio nel volume è utile leggere la nota della traduttrice Federica Locatelli, docente di letteratura francese all'Università Cattolica di Milano. Dopo alcune considerazioni su metrica, ritmo, rima, oscillazioni sintattiche, si legge quanto segue:
La nostra traduzione ha un intento diverso e per questo volge uno sguardo al teatro. Riteniamo che la poesia debba essere letta o recitata a voce alta, affinché essa risuoni con tutto il suo trasporto e venga compresa, giungendo direttamente al cuore di chi l'ascolta. Abbiamo dunque voluto optare per una lingua scorrevole nella pronuncia, il più possibile musicale, dotata di sonorità riconoscibili siano queste rime, allitterazioni, richiami sonori, e che fornisse una resa immediata e semplice delle immagini baudelairiane. Allo spettatore di teatro, parole immagini giungono una volta soltanto, senza che possa né soffermarsi né indietreggiare come nella solitudine della lettura. Questa è stata la prospettiva che ha diretto le nostre scelte.
E quali sono dunque queste scelte? Si parte con "Al lettore", componimento liminare de I fiori del male, quindi si ritrova una cospicua selezione da Spleen e Ideale, da I Quadri parigini, da Il vino, da I fiori del male, da La Rivolta e da La morte. Si procede con la poesia "Il coperchio", databile all'altezza del 1861 e aggiunta alla terza edizione de I fiori del male del 1868 ("Le Ciel! couvercle noir de la grande marmite / Où bout l'imperceptible et vaste Humanité"), con i versi ritrovati di "A una giovane acrobata" e diversi brani da Lo Spleen di Parigi. Il cuore teorico del volume s'attesta all'altezza della pubblicazione, sempre con testo a fronte, di Dell'essenza del riso e generalmente del comico nelle arti plastiche e si conclude insospettabilmente con la pubblicazione di una lunga lettera a Hippolyte Tisserant, attore drammatico, protagonista del teatro Odéon di cui fu anche direttore. Nella lettera si fa riferimento a Ivrogne ("Ubriacone"), pièce baudelairiana che pone al centro la figura di un operaio di segheria. Quest'opera che per Georges Bataille rappresenta una vetta del pensiero del poeta mai vide la luce.

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