lunedì 2 aprile 2018

"Himmo re di Gerusalemme" di Yoram Kaniuk

Per la traduzione di Elena Loewenthal, principale traghettatrice italiana dall'ebraico, possiamo leggere Himmo re di Gerusalemme di Yoram Kaniuk (Giuntina, pp. 160, euro 17). L'autore, morto cinque anni fa, ha ormai una consolidata presenza in Italia, grazie a una lunga serie di traduzioni sparse anche presso altri editori. I suoi titoli si possono infatti trovare nei cataloghi di Cargo, Einaudi, Salani e Giuntina appunto, casa editrice che nel 2018, oltre a questo, ha riproposto anche Adamo risorto. Quest'ultimo libro, uscito in prima battuta per Theoria nel 1996 e poi per Einaudi nel 2001, è tra i più ricordati di Kaniuk, perché fece registrare un cambiamento nel modo in cui si rappresentava il tema dei reduci della Shoah (da Adamo risorto fu tratto anche un film diretto da Paul Schrader). Himmo re di Gerusalemme è ambientato dopo la guerra, nel 1948 e 1948 titola un altro libro di Kaniuk. Evidentemente quel cruciale anno della storia di Israele è un serbatoio principale a cui lo scrittore attinge. 

Il libro narra la vicenda di Hamotal, infermiera di Tel Aviv che giunge a Gerusalemme per occuparsi dei feriti più gravi radunati al Monastero della Sacra Croce. Hamotal, che ha da poco perso il proprio fidanzato in battaglia, in questo scenario di sofferenza somma conosce e si innamora di Himmo, valoroso combattente che ha perso braccia e vista in guerra. Himmo sta solo aspettando la morte, anzi, vuole essere ucciso. Questo libro del 1968 è costruito per coppie e contrasti: il frastuono della guerra e l'isola di calma straziata del monastero, i vivi e i morti (l'infermiera e il proprio fidanzato), i vivi con i quasi morti che furono guerrieri bellissimi (Hamotal e il relitto umano di Himmo), l'intimità di un rapporto e il frastuono delle chiacchiere che girano per il monastero, il presente della narrazione e la prolessi con la scena finale, brevissima, che risulta particolarmente riuscita: una soggettiva su Hamotal, vera protagonista del libro a dispetto del titolo, che ritorna in una Gerusalemme trasformata, dove molti dei protagonisti di un tempo sono spariti come fagocitati da una voragine, e dove giunge a concludere che, in quel nuovo oggi, a Gerusalemme "si mangia il gelato". 

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