domenica 29 maggio 2016

"Estrosità rigorose di un consulente editoriale" di Giorgio Manganelli

Mi sbaglierò, ma credo che libri come questo di Giorgio Manganelli appena pubblicato da Adelphi funzioneranno come serbatoio di idee e innesti per le articolazioni future dell’albero del catalogo di Adelphi. Estrosità rigorose di un consulente editoriale (pp. 340, euro 15, a cura di Salvatore Silvano Nigro) raduna infatti un considerevole numero di risvolti, lettere editoriali, proposte ma soprattutto sintetici, precisi e tagliatissimi pareri e schede di lettura su opere esaminate con perizia e acume e quindi vagliate per conto di Garzanti e Einaudi, in ottica di eventuali traduzioni. La maggior parte dei materiali è inedita e si concentra nel decennio dei Sessanta (Hilarotragoedia esce nel 1964 e anche le date, comprese quelle che hanno battezzato gruppi, vanno quantomeno pensate, per avere il polso del momento di vita in cui Manganelli fa anche questo lavoro). Tuttavia, i materiali del volume, per la maggior parte messi a disposizione dagli archivi delle case editrici, arrivano a ridosso della morte dell’autore con alcune lettere del 1990.

Il libro è diviso in sei parti. Nella prima il centro dell’attenzione è sul costrutto di collana, sulla sua progettazione, vestizione e sulla rilevanza di quarte di copertina, risvolti e note critiche. Nella seconda potrete leggere alcune lettere, mentre nella terza vi addentrerete nella parte più interessante del libro: le schede contenenti i pareri di lettura. Sono testi di lunghezza simile, che tratteggiano il libro letto, lo contestualizzano e si chiudono con un pensiero sulla fattibilità editoriale. Non di rado le chiuse, laddove Manganelli deve propendere per un sì o per un no, sono la parte più memorabile fra tutte (“Lettura ferroviaria, da treni accelerati, novembrini. No.”, così decide di By the Waters of Whitechapel di Bernard Kops). Il registro si mantiene tra il colloquiale e il tecnico, dando forma a dei pareri che si manifestano a noi con quella brillantezza e coraggio del giudizio precoce, in cui una lettura individuale e isolata è consapevole di poter essere l’impulso per un acquisto di diritti di un libro da tradurre e collocare dentro un catalogo (parlando di un libro di racconti di Donald Windham, The Warm Country, Manganelli  chiude con un dubbio che si potrebbe rivolgere pari pari a molte case editrici oggi: “Mi pare da tradurre (ignoro, tuttavia, quale sia l’opinione editoriale sui libri di racconti.”) C’è un aspetto da sottolineare ed è importante: le schede editoriali che stroncano non sono meno interessanti di quelle che caldeggiano la traduzione di un libro, perché motivano il no in un modo per noi del tutto istruttivo. Anche la quarta parte contiene una ricca serie di pareri di lettura, oltre a dei pensieri sul tradurre. Il Commento invece suggella i materiali dispiegati in sequenza contestualizzando fatti, luoghi e persone in quello che diventa, alla fine, un efficace compendio di storia dell’editoria italiana.

Nella sesta parte del volume Salvatore Silvano Nigro, sotto un’epigrafe manganelliana presa da un verbale di riunione Einaudi del 1966 (“Ho un buon tonnellaggio di carta”), unisce in una nota i momenti principali del percorso consulenziale che ha coinvolto l'autore sin dal periodo dei primi anni Sessanta, quand'era docente di inglese in un istituto tecnico femminile popolato da “quelle donne ansiose di farsi segretarie d’azienda”, e ricorda anche i suoi principali contatti presso le case editrici (leggendo questa nota ho pensato che sarebbe giunto il momento di valutare con maggiore attenzione e consapevolezza l’azione canonizzante di Pietro Citati nella letteratura e editoria italiana del Ventesimo secolo). Ma al di là di questo inciso, per definizione secondario, il materiale qui raccolto, unito alla nota di Salvatore Silvano Nigro e persino all’utile e indispensabile indice dei nomi e delle opere predisposto dai curatori, fanno di Estrosità rigorose di un consulente editoriale un’opera che non mancherà di attrarre i lettori di Manga, i curiosi di quel che accadeva nell’editoria di allora e magari anche chi cerca qualche opera sfuggita a una traduzione italiana. Ce ne sono parecchie e alcune le troviamo qui caldeggiate da Manganelli. Le poche righe di una sua scheda basterebbero a favorire una ricerca o una lettura dell’opera di cui egli consiglia l’acquisto dei diritti di traduzione. Per questo motivo il mio intervento inizia con quel pensiero sulla possibilità, non tanto remota, che un libro simile si trasformi nell’anticamera di alcuni sviluppi del catalogo della casa editrice che sta via via pubblicando tutte le opere di Manganelli, consulente editoriale estroso e rigoroso che agisce ancora dal suo ufficio d’oltretomba.

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