giovedì 14 agosto 2014

"Lei sogna a colori?". György Ligeti intervistato da Eckhard Roelcke

Ripescaggi #36

La domanda che dà il titolo a questo libro (uscito per Alet nel 2004, pp. 256, euro 19, purtroppo ormai irreperibile) non appartiene a Eckhard Roelcke, il giovane critico musicale di "Die Zeit" e "Kultur Spiegel", bensì all'intervistato, il grande compositore György Ligeti, tra i massimi dell’avanguardia del secondo Novecento, il cui nome è legato alla filmografia di Stanley Kubrick (2001: Odissea nello spazio e Eyes Wide Shut).  Chi si avventurerà tra queste piacevolissime pagine proposte dalla giovane casa editrice Alet (un progetto editoriale da seguire con attenzione) scoprirà infatti un compositore che vive l’intervista fuori dalle convenzioni, capace di dettare e variare il ritmo del racconto, di inchiodare - e incantare - il lettore toccando argomenti che spaziano dalla matematica alla Seconda Guerra Mondiale, dalla biologia alla politica fino alla musica, affrontata ovviamente da più punti di vista (apprendimento, didattica, attualità, lavoro di composizione, futuro della musica). A tratti l’intelligenza che traspare dalle risposte di Ligeti ci porta a credere che questo sia un libro-intervista su un musicista che avrebbe potuto benissimo… non essere musicista. Detto diversamente, quello che passa nelle risposte fiume di Ligeti (Roelcke è molto abile nel suo ruolo di intervistatore discreto, pronto a correggere il tiro solamente al bisogno) è, alla fine, la vita di un artista tout court. Nella mente del lettore rimarranno vivi i fasci di relazioni affettive, intellettuali e morali che contraddistinguono la vita del compositore. Allo stesso tempo sarà difficile ricavare dalla lettura l’impressione di un Ligeti predestinato alla musica. Tutto questo, a ben pensare, va nella direzione opposta di tante biografie di musicisti a noi note. Non si sta insinuando che la musica per Ligeti sia un incidente di percorso, ma che questo libro sia una profonda riflessione sull’essere artisti oggi.

(Recensione apparsa sulla rivista "daemon" circa dieci anni fa.)

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