martedì 29 luglio 2014

"Compagnia K" di William March (e uno sguardo agli americani)

"Leggere una Grande Guerra" #5

"Leggere una grande guerra" intende essere il breve spazio in cui segnalo dei libri sulla Prima guerra mondiale. Il quinquennio 2014-18 coincide con un lungo periodo di celebrazioni, commemorazioni ed eventi a livello internazionale. Segnalare semplicemente dei titoli di libri, brevi o meno brevi, passati o attuali, reperibili o non reperibili, italiani o stranieri, può essere un buon antidoto contro le fanfare e i tromboni che stanno pericolosamente giungendo un po' da ogni parte. Le segnalazioni saranno sintetiche, poco più di una scheda bibliografica. (In coordinamento con World War I Bridges).

Sono passati già alcuni anni dalla pubblicazione di Compagnia K da parte di Castelvecchi (2010, pp. 256, euro 16, a cura di Dario Morgante) che ripesca la traduzione di Adriana Pellegrini, autrice della traduzione Longanesi del 1967 uscita con titolo Fuoco!. Ci apriamo con questa nota ad alcuni cenni sul contributo americano alla letteratura sulla Grande Guerra. E prima ancora di affrontare Hemingway (che forse non ha nemmeno senso ricordare, tanto è noto) potremmo ricordare John Dos Passos i cui Three Soldiers reclamano da tempo una nuova traduzione. Di certo del narratore dell'Illinois potremmo ricordare pure quell'One Man's Initiation uscito già con due traduzioni diverse e leggera variazione nel titolo, una presso Piano B e l'altra per Gingko edizioni. Sempre Castelvecchi ha pubblicato Orizzonti di gloria di Humphrey Cobb, libro dal quale fu tratto l'omonimo capolavoro di Stanley Kubrick con Kirk Douglas e Ralph Meeker e del quale rimaneva stranamente soltanto l'edizione di Editori Riuniti del 1964. Lo stesso recente best-seller Stoner di Williams incrocia nella parte a mio avviso più interessante, quella iniziale, il contributo americano alla Prima guerra mondiale. Ma gli echi di quell'immane conflitto nella letteratura d'oltreoceano sono numerosi e magari avremo modo di rincorrerne qualcun altro. Pensiamo soltanto a La paga dei soldati di Faulkner o a La stanza enorme di Cummings. Questo, come ricordato, per rimanere nell'alveo americano. E per soffermarci un po' sul nostro Company K segnaliamo soltanto alcuni spunti che ne elevano l'interesse. Pubblicato durante gli anni Trenta (1933), così come moltissima letteratura mondiale su quel conflitto, quasi a testimoniarne dei tempi di rielaborazione decennali, il libro di William March origina dall'esperienza diretta dell'autore tra i Marines in Francia. Strutturato in tanti capitoletti come tante sono le storie di singoli uomini qui radunate, è stato spesso ritenuto un faro dell'antimilitarismo. E se a volte ci spaventa solo pensare alla totalità dell'esperienza umana, quella di sempre o anche solo quella di oggi, provate a tuffarvi in questo tentativo riuscito di restituire una totalità dell'esperienza di guerra avvenuta in uno dei suoi tanti fronti.

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