lunedì 15 agosto 2011

Gianfranco Marrone dice addio alla natura

Essendomi laureato in Scienze della comunicazione (negli ultimi anni di sicuro il corso di laurea più bistrattatto d'Italia, credo a torto) e occupandomi anche di marche e di quei microtesti che sono i nomi di marca, conoscevo già la produzione del semiologo Gianfranco Marrone, in particolare i libri dove applica la semiologia e la semiotica del testo ai corpi sociali, al telefonino, al design o alle fiction televisive. Mi ha colpito il titolo di questo suo ultimo libro Addio alla natura (pp. 146, euro 10) uscito per la collana le Vele di Einaudi. Mi ha attratto subito la frase della copertina: "Congedarsi dalla Natura è il miglior modo per salvare l'ambiente, le nostre vite, il futuro". Questa frase, ad esempio, sembrava supportasse una mia convinzione, cioè che l'ambiente (provo un po' di disagio a scrivere questa parola, non so perché) stia peggio da quando in politica c'è chi si occupa apertamente e dichiaratamente di lui. Mi ha colpito il definire subito "ingenua" l'idea di natura che impera oggi ("Mangia sano, ritorna alla natura" recitava un noto slogan di qualche anno fa). Mi ha colpito, una volta immersomi nella lettura, la lunga tirata che Marrone fa contro le neuroscienze e la dilagante neuro-mania. Chi segue questo blog sa con quale interesse questa branca di studi trovi spazio nelle segnalazioni. Qui Marrone non è riuscito a farmi cambiare idea (continuerò a seguire con interesse i vari Edelman, Damasio, Zeki, Changeux, Ramachandran, Rizzolatti ecc.), ma credo che da oggi guarderò con occhio diverso lo sviluppo di questi studi. L'autore fa comuque bene a mettere in guardia dal prefisso "neuro-" come novello Re Mida. Più che le neuroscienze, l'attacco di Marrone è all'utilizzo a tappeto e opinabile delle tecniche di neuroimaging (di qui il titolo, assai originale e pure simpatico, di "Sangue alla testa"). E poi, nel capitolo altrettanto intelligentemente intitolato "Seneca al supermarket", mi ha davvero molto incuriosito e colpito come, dall'analisi di due apparentemente semplici confezioni di biscotti biologici-organic, si possano trarre conclusioni davvero illuminanti sul concetto di Natura oggi imperante: il packaging come punto di convergenza di organic-ecologismo-decrescita-naturalismo: è qui che si apprezza, una volta ancora, la grande bravura del semiologo! Interessante è capire (e lo lascio ai lettori) perché Marrone parli dell'ipocrisia su cui si fondano questo genere di confezioni e dell'ecologismo di maniera che ci rende tutti un po' più stupidi e facili prede del marketing (soprattutto quello del biologico).

"Il testo non è rappresentazione del mondo per il semplice motivo che lo contiene al proprio interno come suo contenuto", scriveva Marrone nel suo libro L'invenzione del testo uscito da Laterza, laddove proponeva anche la dissoluzione della distinzione tra testo e contesto. Da semiologo dei testi, Marrone studia i nostri comportamenti come segni e ci esorta a dire addio alla Natura perché quest'ultima non può continuare ad essere quel qualcosa di dato, ipostatizzato, là fuori. I regni dell'umano, dell'animale, vegetale o della geologia non sono dati una volta per tutte: la natura è sempre stata prodotta da una cultura, effetto di una strategia testuale e discorsiva continuamente rinegoziata dagli uomini. Potremmo allora pensare, parallelamente a quanto detto per testo e contesto, che anche la dissoluzione del contrasto tra natura e cultura si debba salutare con gioia, in vista di una nuova fecondità euristica. Per Marrone il congedo dalla Natura non è un approdo, ma un atto propedeutico ad una rifondazione della nostra esperienza umana. Certo, per raggiungerlo serve fare ancora moltissima strada e scuotere molte "coscienze". Per questo motivo Addio alla natura costituisce tutt'altro che una lettura conciliante, rilassante o agostana.

Curioso che un altro studioso qui recensito, lo storico della scienza recentemente scomparso Enrico Bellone, partendo da studi assai differenti (e da un profondo entusiasmo per le neuroscienze) sia arrivato a pubblicare nel 2008 un saggio che potrebbe essere letto in coppia con il testo di Marrone. Il titolo è Molte nature. Saggio sull'evoluzione culturale (Raffaello Cortina). Si può prendere congedo dalla "Natura"al singolare e con la "N" maiuscola. Oppure si può iniziare a parlare di "nature" al plurale con la "n" minuscola. In entrambi i casi vi troverete instradati verso nuovi sentieri della riflessione filosofica che potrebbero portarvi in posti molto vicini.

Nel discorso di Marrone la scienza diventa alleato dell'ecologismo oggi in voga, in una triade dove si contano "l'ecologista, il ricercatore e il tipo new age". Forse è in questo punto, già nell'introduzione, che il discorso di Marrone non mi trova del tutto concorde. Credo sia il punto dove lo studioso prova a togliersi qualche sassolino dalla scarpa, provando a reagire ad un nuovo establishment, anche o soprattutto accademico (e quindi di finanziamenti), che sembra aver preso il sopravvento per favorire le scienze sedicenti "dure" che operano in nome della Natura, quelle che peccano di impazienza e "vogliono concludere subito", arrivare al dunque. Ma - ripeto - è raro e forse pure positivo che un libro che parte da premesse non non del tutto condivise arrivi a degli assunti largamente condivisibili. Forse, per provare a tenere vivo questo interessante e cruciale dibattito servirebbero dei bravi scienziati della comunicazione. Esistono?

1 commento:

  1. Credo anch'io che dietro al successo (almeno così mi pare) del biologico-organic si celino degli aspetti che sarebbe opportuno capire e sviscerare. Sembra un libro molto interessante. Grazie,Luisa

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