sabato 14 maggio 2011

Daniela Di Sora di Voland

Librobreve intervista #2




----
Nota ai più per i successi di Amélie Nothomb, Voland è una casa editrice in grado di reggere un non facile equilibrio tra scouting e riproposizione di classici (pensiamo alla recente e innovativa collana di classici russi proposti in "traduzione d'autore", il cui progetto grafico è stato affidato a un grande del visual design, Alberto Lecaldano). Daniela Di Sora, fondatrice di Voland e madrina al Salone del libro di Torino in corso in questi giorni, ha accettato di rispondere alle domande di Librobreve. L'occasione per conoscerci è stato il bellissimo piccolo libro di Alberto Olmos di cui ho parlato qualche tempo fa.
----

LB: Editoria formato (davvero) tascabile. Necessità dell’editore e/o del lettore, trend passeggero. Qual è la vostra valutazione?
RISPOSTA: Per quanto mi riguarda, io amo il libro breve, tascabile, facilmente maneggevole, che si può leggere in qualunque situazione. Me lo porto in borsa, in tasca, in mano. Ma purtroppo spesso in libreria spariscono, se non sono vicino alla cassa, e i librai non li amano (di solito, almeno).

LB: All’interno del vostro catalogo come strutturate l’offerta di libri di piccola taglia? Quali i titoli di “libri brevi” che vi hanno dato maggiore soddisfazione negli ultimi tempi?
RISPOSTA: Per noi i libri “piccoli” sono trasversali alle collane, e nel catalogo seguono l’ordine alfabetico per autore, con l’indicazione del  formato. L’anno scorso però, per i 15 anni della casa editrice, abbiamo ideato una collana di 10 titoli: classici russi tradotti da scrittori italiani, che si chiama Sírin classica. Il formato è quello della BUR classica e sono già usciti tre titoli: Lev Tolstoj tradotto da Paolo Nori (Chadzi-Murat), Anton Cechov tradotto da Pia Pera (Tre racconti), Ivan Turgenev tradotto da Alessandro Niero (Diario di un uomo superfluo). Stanno andando sorprendentemente bene tutti e tre, ma Chadzi-Murat è quello che mi ha sorpreso di più, in positivo. Quest’anno poi usciremo con i tascabili, i Supereconomici Voland, prezzo 7 euro, i primi volumi in libreria a fine aprile. Incrociamo le dita, le prenotazioni sono molto buone.

LB: In quel meccanismo che rischia di trasformare l’editore in un operatore al centro di due poli costituiti da distribuzione e ufficio stampa-promozione, quale importanza ricopre la mole di un libro nei meccanismi promozionali? Uno degli assunti da cui parte Librobreve è la difficile visibilità di questi volumi, sia sulla stampa che in libreria. Lo condividete?
RISPOSTA: In effetti, la visibilità del libro breve in libreria non è alta. Vanno di moda i romanzi-fiume… Ma secondo me perché valga la pena di leggere un romanzo di 1000 pagine, deve essere Guerra e pace. Io preferisco le forme più “condensate”.

LB: Parliamo di e-book. Con il diffondersi dei devices di lettura elettronici, una volta che si sarà trovata una soluzione per il prezzo degli e-book, credete che la mole di un libro possa essere determinante per decidere se proporlo su carta o in formato elettronico? Se sì, in che senso?
RISPOSTA: Parlo come lettore prima che come editore: io non amo leggere su schermo troppo a lungo, anche se gli ultimi device pare non siano faticosi per la vista. In ogni caso ho pubblicato in formato e-book anche libri molto consistenti, come numero di pagine. Per il momento, devo dire però che l’istinto è quello di fare in formato e-book libri brevi. Il mio bestseller e-book è Cosmetica del nemico, di Amelie Nothomb: breve e fulminante.

LB: Parlando di libri brevi ci troviamo spesso a parlare di progetto grafico globalmente inteso (carta, copertine, aspetti tipografici). Quello della “confezione” di un libro è un aspetto sicuramente molto interessante e, tra le altre cose, è stato strategico negli ultimi decenni. Non credete però che con la diffusione del libro elettronico questa attenzione ai paratesti si perderà a favore del vero e proprio contenuto del libro, il quale potrebbe essere oggetto di esperimenti di “realtà aumentata” (da vedersi magari come una nuova vita per le “vecchie” note a piè di pagina)?
RISPOSTA: Credo che la perdita di tutto quello che è l’aspetto grafico di un libro sia la cosa più inquietante, pensi che io, in controtendenza, ho fatto disegnare un carattere apposta per noi, che si chiama come la casa editrice: Voland, e con cui stampiamo i nostri libri, dallo scorso anno.

(Intervista a Daniela Di Sora di Alberto Cellotto, raccolta nell'aprile 2011)

Nessun commento:

Posta un commento