sabato 26 dicembre 2015

"El Greco" di Taschen. Un libro di Michael Scholz-Hänsel per parlare di Treviso e del cubista del Cinquecento

Solitamente chi transita per Treviso la ricorda. La città è una bella città, anche se spesso i trevigiani del centro sono fastidiosi lamentoni che rischiano di accanirsi su un corpo morente o, nella migliore delle ipotesi, di tirarsi la proverbiale zappa sui piediInoltre, decenni di amministrazioni preoccupate a far la guerra ai problemi del prurito, più che della cura delle lesioni più profonde della cute e dei tessuti o degli organi interni, uniti a una politica urbanistica a volte incomprensibile, hanno indotto la città e i suddetti commercianti lamentosi poco fantasiosi a non credere che con la cultura si potesse anche mangiare (oltre che pensare, riflettere anche, persino divertirsi). Quale stupido, grossolano errore strategico. E con cos'altro si potrebbe mangiare, oggi, in una città che non vive più nemmeno del cosiddetto settore terziario? Preferisco comunque parlare di economia dei servizi, anziché di cultura. Ho trovato il parlare di cultura sempre oltremodo imbarazzante, fuorviante. Quanti adorabili idioti discorsi si sentono ogni volta che si imbraccia la cultura come tema, con idiozie che toccano il culmine quando la cultura entra nell'alveo denso del grande pastone discorsivo della politica. Adorno dovrebbe averci detto qualcosa di significativoParlare di un artista del Cinquecento e di come una mostra a lui dedicata possa inserirsi in una città è qualcosa di interessante. Inoltre la divulgazione è affascinante e attraverso una certa idea di divulgazione può passare persino il ripensamento di una società e di certi suoi nodi.

Ma tutto questo che c'entra con Doménikos Theotokópoulos detto El Greco? Come saprete, se la pubblicità fa ancora il proprio mestiere, a fine ottobre è stata inaugurata la mostra "El Greco in Italia". Tale evento per la città di Treviso arriva dopo la scorpacciata impressionistica di qualche anno fa, una serie di mostre che nel sostanziale scarso interesse scientifico, artistico e culturale che rivestivano (almeno per chi vi scrive), potevano aprire gli occhi ai trevigiani su una direzione da prendere e sviluppare, senza pensare solo a "fare il botto" con quella serie di mostre, ma ricostruendo, con pazienza, un tessuto umano ed economico in larga parte lacerato. L'argomento del governo della città e del circondario è naturalmente grandemente complesso, già problema medievale (e Treviso è città medievale), e chiama a raduno tutte le intelligenze che in una città possono ancora operare. Ci sono anche dei segnali vitali che non vanno taciuti (ma accade spesso così anche in ogni organismo morente), tuttavia rischiano di soffocare o migrare in qualche cunicolo della puntiforme padana pianura. Insomma, il bilancio di salute rischia di essere in grave perdita, senza che nessuno faccia un grande affare (i commercianti in primis). C'è davvero una sensazione di tristezza a girare in una città, in fondo assai bella, nella quale sembra scattare ogni sera il coprifuoco dopo le otto, se non per le aree calde dello spritz.

Benvenuto El Greco, quindi (volendo poi a Treviso c'è anche Escher, nel complesso di Santa Caterina oppure il rinnovato Museo Bailo, dopo anni di chiusura). In realtà una singola mostra o un'accoppiata di mostre potrà far quel che può, ma è pur sempre qualcosa, una ripartenza. E se volete arrivare in città con qualche anticipazione, anche se non è necessario, potreste prendervi questo El Greco di Michael Scholz-Hänsel (Taschen, pp. 96, euro 8,49). La mostra può contare su un comitato scientifico degno del nome e la presenza di Lionello Puppi in questo rassicurerà molti. Sul pittore nato nella località cretese di Candia e morto a Toledo permane una fitta nebbia. Eppure lo ritroviamo, anche nel percorso espositivo, come felice contaminatore-contaminato, precursore del Cubismo (per Picasso fu l'unico cubista "veneziano" del secolo) e di Francis Bacon. Quel che colpisce è la tavolozza de El Greco, se raffrontata anche con quella degli artisti che venne ad ammirare in Italia: troviamo allora Tiziano che frequentò durante il soggiorno veneziano, Tintoretto dal quale fu attratto soprattutto per certi esiti più drammatici della sua pittura o Parmigianino dei quali troverete alcune opere esposte nelle sale di Ca' dei Carraresi. Quest'artista ha saputo farsi ponte anche nei cromatismi, in alcune stilizzazioni delle figure, nei superamenti di stilemi razionalistici e rinascimentali attraversando da est a ovest l'Europa del sedicesimo secolo e stazionando nel nostro paese per un intenso, significativo periodo che nella mostra di Treviso è efficacemente documentato. (Chiudo con un'immagine di un'opera non presente in mostra ma forse esemplificativa di alcune cose buttate nella mischia di questo pezzo.) www.elgrecotreviso.it

El Greco, Laoconte, 1610-14 (National Gallery of Art, Washington)

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