giovedì 22 ottobre 2015

Tradurre in italiano Lester Bangs, Douglas Coupland, Tom McCarthy, Jon McGregor e altri. Un'intervista con Anna Mioni

Librobreve intervista #61

Prosegue la serie di interviste ai traduttori, che fra l'altro sono fra i post più letti di Librobreve, quasi a segnalare un beffardo distacco tra l'interesse che l'argomento suscita e il disinteresse con il quale la voce "traduttori" è trattata da un certo universo di editori. Oggi è Anna Mioni a rispondere alle domande. Padovana, laureata in italianistica, traduce principalmente dall'inglese e dallo spagnolo. La traduzione tuttavia non è il solo versante del lavoro editoriale che la vede o l'ha vista impegnata, dal momento che si è occupata anche di diritti, revisioni e scouting.  Insegna traduzione al "Master Tradurre la Letteratura" di Misano (RN) e alla "Scuola Superiore per Mediatori Linguistici" di Vicenza, e ha tenuto inoltre seminari per l’Associazione "Griò" e online per la "European School of Translation". Questo il suo sito personale mentre questo è il sito di AC² Literary Agency, agenzia che ha fondato e che rappresenta.

LB: Qual è l'ultimo libro su cui ha lavorato? Ce lo può brevemente raccontare?
R: In occasione dei 60 anni della casa editrice Feltrinelli, mi è stata assegnata la traduzione di La dolce luce del crepuscolo di Richard Seaver, l'autobiografia di una figura cardine del mondo editoriale che dovrebbe essere una lettura obbligatoria per chi lavora nell’editoria. Si parla dei protagonisti principali della letteratura del Novecento in Francia e negli USA, tutti transitati per le varie sigle editoriali curate da Seaver.

LB: Il suo tavolo di lavoro è abbastanza ordinato quando traduce o preferisce un "normale disordine"? Potrebbe descrivere il "posto del traduttore"? Sente il corpo rilassato o in tensione quando è alle prese con un lavoro di traduzione?
R: Il mio tavolo di lavoro è il computer, dato che uso dizionari online e su CD, e a volte anche un programma di dettatura. Il posto del traduttore è ovunque si possa posare un computer, a casa e in giro. Grazie a una serie di accorgimenti ergonomici di solito quando lavoro a casa il mio corpo è rilassato, ma a volte si tende quando la ricerca di una soluzione traduttiva è più difficile del solito.

LB: Passa qualche differenza (o è necessaria qualche precauzione) quando si traduce un libro che si ama rispetto a quando si traduce un libro con il quale si è meno in sintonia?
R: La precauzione necessaria è quella di comportarsi in maniera professionale, e quindi non fare alcuna differenza tra libri che si amano o no, se dobbiamo occuparci di tradurli.

LB: Anche il mondo della traduzione ha ormai i suoi "topos", ovvero quegli argomenti immancabili che sempre saltano fuori quando se ne parla. C'è però a suo avviso un tema o un problema che quasi mai emerge? Se sì, quale? E perché non se ne parla a sufficienza?
R: Il problema più taciuto secondo me è quello delle traduzioni che non funzionano e vengono pesantemente riaggiustate in redazione: capita perché, per diversi motivi, tra i quali anche l'urgenza o logiche economiche, si finisce con l'affidare il lavoro ad un traduttore non adatto a quel libro.
Spesso all'esterno nessuno viene a saperlo, e può capitare che qualcuno lavori su certi testi per i quali è inadatto, grazie alle "pezze" che gli mettono i redattori e i revisori, con la logica conseguenza di escludere traduttori che sarebbero più capaci su quel testo.
Per questo sarebbe essenziale fare sempre una prova di traduzione per ogni libro, perché nessun traduttore è in grado di tradurre tutto. Io non mi offendo mai quando me la chiedono, anzi spesso la sollecito.
E quindi si dovrebbe parlare di più della qualità delle traduzioni, anche confrontandole con l'originale, specie nelle recensioni. Non basta il solo giudizio sulla scorrevolezza dell'italiano, se magari è stato travisato il significato del testo originale.

LB: Può comportare qualche differenza il modo di lavorare e tradurre per conto di un editore rispetto a quello per conto di un altro editore (al di là di differenti norme e consuetudini redazionali)?
R: Se l'editore instaura un dialogo costruttivo con il traduttore, lo mette in contatto con l'autore e il revisore, discute serenamente le varie scelte, il nostro lavoro è più sereno e rilassato.  Invece, se siamo pagati poco o non sappiamo se la retribuzione arriverà puntuale, la tensione che si genera influisce negativamente sulla qualità del lavoro. Ma è ovvio che la qualità del lavoro sia legata non solo ai rapporti umani, ma anche a quelli contrattuali.

LB: Propone lei dei titoli agli editori talvolta oppure le vengono sempre commissionate delle traduzioni?

R: Traduco soprattutto dall'inglese, quindi è molto difficile scoprire libri che non siano già stati proposti agli editori da scout o agenti letterari.

LB: E per finire vorrei sapere cosa vorrebbe tradurre, adesso, se le venissero lasciati cinque secondi per scegliere e buttare un titolo (la prima opera che le viene in mente)? Grazie.
R: How to build a girl,  di Caitilin Moran  (ma ho contattato il suo editore precedente per propormi, non sapendo che era stato acquistato da un altro, e la traduzione era già stata assegnata).

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