giovedì 8 ottobre 2015

da "Poesie" di Vincenzo Cardarelli

Una poesia da #54


Cardarelli, Bontempelli e Savinio
Nella foto è quello a sinistra. In mezzo è Massimo Bontempelli, quello col vestito scuro è Alberto Savinio. Qualche tempo fa stavo sfogliando questo suo libro in una bancarella antiquaria. Il signore della libreria - mi pare fosse la libreria Ardengo di Roma (che nome!) - principiò un breve discorso su Vincenzo Cardarelli (all'anagrafe Nazareno, 1887 - 1959) e sul fatto che non se lo "fili" più nessuno. Non avevo bisogno di comprare quel libro, visto che a suo tempo, usato (o forse mai aperto) al Libraccio di via Santa Tecla a Milano, avevo trovato l'antico Meridiano Mondadori curato da Clelia Martignoni nel 1981. Nella citatissima antologia di Mengaldo Cardarelli c'è. Poi è vero che non se lo "fila" più nessuno? Non saprei rispondere. O meglio, non è vero, perché ora pubblico una poesia di Cardarelli da Poesie e quindi quel nessuno non vale più. E comunque sono sicuro ci sia chi continua a leggerlo. Capisco bene cosa significhi un'affermazione come quella del libraio, soprattutto dal suo punto di vista. Comunque non proseguo, perché sarebbero solo i soliti noiosissimi discorsi sul canone, buoni per quelli che sulle rimodulazioni dei canoni ci campano o provano a campare. Capisco ora scrivendo che per me è quasi più interessante parlare e ascoltare i librari antiquari, e non perché oggi è una giornata sabiana.


FUGA


Brevi sono le forme
che il caos inquieto produce.
La vita è fiamma vinta.
Ogni cosa è costretta
in uno spazio imperioso.
Ascese immani s’appuntano
al vertice di un’ora
per ricadere dolorosamente
in una perduta impotenza.
Se poi ci si rialzerà,
non è certo.
A volte il destino divaga.
Attese di anni non bastano
a dar tempo di giungere a un momento.
E noi stringiamo la grazia
come una mano che si ritira.


(Qui le opere di Vincenzo Cardarelli nel catalogo storico della Fondazione Mondadori.)

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