venerdì 31 ottobre 2014

"Di roccia e di ghiaccio. Storia dell'alpinismo in 12 gradi". Intervista con Enrico Camanni

Librobreve intervista #48

Ho conosciuto la rivista "Alp" durante voli lunghi fatti assieme a un collega. All'edicola dell'aeroporto Marco Polo lui la comprava ogni volta, assieme a un'altra rivista di caccia, "Diana". Passati gli Urali, visto che si andava quasi sempre a est, solitamente eravamo anche stanchi di chiacchierare e allora se non avevo voglia di un libro gli prendevo queste sue riviste, soprattutto "Alp", prima di dormicchiare. Questo il mio rapporto con "Alp", quasi sempre in quota. Si tratta sicuramente di una delle più belle riviste dedicate alla montagna nel gran bazar spesso poco convincente di riviste sul tema. La fondò nel 1985 Enrico Camanni, che ora ho il piacere di intervistare su Librobreve. Per molti anni ne fu anche il direttore. Tra i suoi libri, solo per rimanere al 2014, potrete trovare in libreria nella collana "Economica" di Laterza Di roccia e di ghiaccio. Storia dell'alpinismo in 12 gradi, sempre per lo stesso editore Il fuoco e il gelo. La grande guerra sulle montagne e per Ediciclo Il viaggio verticale. Breviario di uno scalatore tra terra e cielo. 

LB: Come nasce questa storia dell'alpinismo, Di roccia e di ghiaccio. Storia dell'alpinismo in 12 gradi pubblicato da Laterza (ora disponibile anche in collana "Economica") e in che cosa ha voluto differenziarla da altri libri simili?
R: Il libro nasce su una proposta dell'editore Laterza, che giustamente riteneva esistesse un vuoto nella divulgazione della storia dell'alpinismo. Il libro è rivolto a tutti e ha sortito il suo effetto: molti si sono appassionati di una storia che conoscevano poco e male.


LB: Quali sono le maggiori difficoltà di ricerca incontrate da chi si occupa di storia dell'alpinismo oggi?
R: La storia è in storia è in buona parte studiata fino alla fine del secolo scorso, quando la frantumazione rende quasi impossibile una ricostruzione organica. Il mio libro procede per gradi, dunque per personaggi e racconti. La difficoltà è stata quella di individuare dei momenti che siano stati veramente decisivi per l'evoluzione, in oltre due secoli di alpinismo.


LB: Come sta cambiando l'alpinismo? Voglio dire che il mondo cambia a velocità stratosferiche e l'alpinismo non sembra essere da meno. E c'è qualche aspetto che (la) preoccupa nelle evoluzioni contemporanee dell'alpinismo? Se sì, quale?
R: Cambia tutto in fretta, è vero. Il livello medio dei campioni è salito progressivamente, e alla fine ognuno tende a specializzarsi nella disciplina in cui eccelle. Ma ci sono anche interessanti correlazioni tra l'arrampicata sportiva e l'alpinismo, con un ulteriore innalzamento del grado. Inoltre conta molto il fattore velocità, che è una dimensione naturale per chi si allena tutto l'anno.

LB: Siamo in aria (spesso fritta) di centenario della Grande Guerra. Tanta parte dell'alpinismo conosce sviluppi significativi anche in quegli anni. Quali aspetti restano ancora da approfondire secondo lei con riferimento a quegli anni? Personalmente ho sempre trovato curioso che sia stato Mark Thompson con il suo The White War: Life and Death on the Italian Front 1915-1919 tradotto da Il Saggiatore lo storico di riferimento per la guerra in montagna. Voglio dire che l'Italia è stata teatro di uno sviluppo unico di quella guerra e sembra che non se ne sia ancora accorta.
R: Ho appena pubblicato con Laterza un libro che si occupa proprio organicamente della Guerra bianca, legando insieme gli ambienti e le storie documentate dai diari e dalle lettere dei combattenti. S'intitola Il fuoco e il gelo.

LB: Lasciando stare Daumal e il suo Il monte analogo, ci sono altri autori che vorrebbe consigliare ai lettori?
R: Direi di cominciare dai grandi classici inglesi: Whymper e Mummery.

LB: Le scrivo da Treviso, città di Giuseppe Mazzotti: quale suo libro ci consiglia?
R: Ho appena riletto il suo libro Grandi imprese sul Cervino. Resta un racconto avvincente.

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