martedì 17 luglio 2012

Leonardo G. Luccone di Oblique Studio

Librobreve intervista #6

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Ho conosciuto Leonardo G. Luccone grazie a una prova di traduzione che ebbi la furtuna di tentare anni fa. Il libro, destinato ad una collana al tempo da lui diretta per l'editore Nutrimenti, era il bel romanzo di Michael Thomas, Man Gone Down, pubblicato nel 2010 con il titolo Un uomo a pezzi (traduzione di Letizia Sacchini). La mia prova fu giustamente segata da Luccone. Dico giustamente perché uno deve imparare a rifiutare una prova di traduzione quando non è in condizione di portare avanti decentemente questo lavoro delicato; e poi non si deve nemmeno necessariamente rispondere a tutte le opportunità che capitano. Queste sono le cose importanti che imparai in quell'occasione, oltre al fatto - scoperta altrettanto importante - che esistono persone che tengono assieme i mestieri e le figure dell'editoria con cure oggi rare. Questo "signore" dell'editoria ("signore" non nel senso di potere esercitato, bensì di nobiltà e senso del mestiere), operativo soprattutto nell'area romana, è anche il responsabile di Oblique Studio. Insomma, fu un incontro molto positivo per me e ora sono contento di ospitarlo su Librobreve.
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I Tredici racconti di John Cheever, una delle ultime traduzioni portate a termine da Leonardo G. Luccone.

LB: Ti sei occupato di molti libri negli ultimi anni, traduzioni ma anche autori italiani. In molti c’è il tuo “zampino” (passami questa parola). Tra questi ci sono libri più o meno brevi. Tra i libri che rientrano nelle preferenze di questo blog, vale a dire quelli di “piccola taglia”, quali ricordi più volentieri? Perché?
RISPOSTA: Direi Zoo col semaforo di Paolo Piccirillo e quello a cui sto lavorando ora. Si tratta di un romanzo stringato e impregnante ambientato nel Polesine. Pistacchio-Toffanello, una coppia di autori che lavora con due voci facendone una. Se tutto va bene uscirà per Rizzoli nel 2014.


LB: Vi ho visto particolarmente coinvolti nell’ultima opera di Emanuele Tonon, La luce prima, uscita per Isbn. Ci racconti cos’ha di speciale il breve libro di quest’autore friulano?
RISPOSTA: La voce di uno scrittore che ha qualcosa da dire. Tonon è incantatorio. È stato per lui un libro necessario. Un libro autentico sull’amore. Forse l’unico negli ultimi anni, nonostante la parola amore impiastri molte pagine.


LB: A navigare nel sito di Oblique, lo studio di “artigianato per l’editoria” e servizi editoriali che hai fondato, si percepisce un’idea forte del mestiere editoriale e una concezione netta, pulita, con linee di forza visibili del “fare un libro”. Puoi parlarne brevemente?
RISPOSTA: Pur avvalendoci di tutte le tecnologie, riteniamo che l’editoria libraria sia un mestiere all’antica che richiede dedizione, rispetto, tenacia e abnegazione. Siamo qui per scelta. Cerchiamo di dire la nostra.


LB: Anche su quanto esce all’estero, e non solo in lingua inglese, hai sempre dimostrato attenzione. Ci sono dei libri (necessariamente brevi!) di cui vorresti caldeggiare la traduzione, sia in ambito fiction che non fiction?
RISPOSTA: Sì, ci sono molte cose brevi e brevissime che vorrei vedere pubblicate. Dei miei due preferiti non posso dirti nulla perché spero di portarle presto in Italia. Una cosa invece te la dico in anteprima. Oblique diventerà editore di ebook. Pubblicheremo anche testi brevissimi.


LB: A volte le riviste sono l’anticamera di una sigla editoriale. La tua vicenda è diversa. Da collaboratore di molte sigle editoriali sei passato, con Maurizio Ceccato, a fondare una rivista-libro assai innovativa negli intenti: Watt, un contenitore di storie e illustrazione che in un certo qual modo si avvicina alla fruizione “rapida” dei libri che trovano spazio in questo blog. Ci racconti cosa sta accadendo, le motivazioni (o le frustrazioni) che ti hanno condotto in questo percorso? Che cosa avete in serbo per i prossimi mesi? 
RISPOSTA: Le motivazioni sono tante e stimolantissime. Diventare editori, ci pensi? Essere responsabili di tutto. Era un desiderio che valeva la pena appagare. Ifix e Oblique sono due realtà talmente diverse tra loro che la loro unione in Watt non poteva che dare scintille inaspettate. Il lavoro creativo e imprenditoriale diviso esattamente a metà nella progettazione, nell’ideazione, nello scouting e nella comunicazione. La cosa più bella è che alla fine nessuno sa più dire chi ha fatto cosa. L’unica cosa che vogliamo fare nei prossimi mesi è non ripeterci e non annoiarci.

1 commento:

  1. Ho anch'io quest'impressione, che sia un signore, nei terminii che hai descritto tu. ciao Vale

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