sabato 19 maggio 2012

da "Dal fondo delle campagne", di Mario Luzi


Una poesia da #6

Confesso di aver ampiamente trascurato Luzi nelle mie letture, dai venti ai trent'anni. Lo dico perché è stato un errore, naturalmente. Ma c'è tempo per rimediare, anche a piccole dosi con libri brevi come questo Dal fondo delle campagne (Einaudi, 1965, pp. 64, euro 8,20) che raccoglie versi della seconda metà degli anni Cinquanta. Da questo libretto prendo un poesia con un titolo-tema molto bello: la corriera. L'immagine delle teste e cervici sballottate racchiude in sé il punto di volta dell'arco di questa poesia bella come il mezzo di movimento e i corpi che racconta.
















LA CORRIERA

La corriera procede a strappi, muglia.
Chi nativo di qui ravvisa il giogo
cima per cima segue in lontanza
tutta l'azzurra cavalcata: il vento
profila i primi monti
bruciati dall'altezza,
fa livido il colore
più cenere che fiamma
che ha il querceto d'inverno
su queste terre d'altipiano,
sferza, ostacola i muli sulla tesa,
stride sui cumuli di brace. Gli altri,
chi recita il breviario a voce bassa,
chi sonnecchia, chi parla dei suoi traffici
di buoi, di lana, di granaglie e volge,
se volge, un occhio disattento al vetro.

Sediamo qui, persone nel viaggio,
smaniosi alcuni dell'arrivo, alcuni
volti tutti all'indietro, chi sospeso.
Il pecoraio mette in fila il branco,
lo stringe alle pareti del rialto,
libera il passo, la corriera avanza
e sballotta le teste e le cervici.

Chiudo e apro gli occhi sopra questo lembo
di patria, stretto contro lo schienale
ascolto questa gente, questo vento,
vivo per mediazione dei miei simili
più di quanto lo sia in carne ed ossa.

1 commento:

  1. Allora mi hai ascoltato alla fine che Luzi valeva la pena... Questo è un libro che tra l'altro si legge con grande piacere. Un saluto, buone letture, D.

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