sabato 31 marzo 2012

da "I begli occhi del ladro" di Beppe Salvia

Una poesia da # 1

Un anno fa partiva questa cosa che ho chiamato Librobreve. Forse è tempo di rinnovare la formula, innestare nuovi modi di postare, di tornare più spesso alla poesia, ad una poesia di volta in volta proveniente da un libro breve che citerò e, quando non appartenente a un poeta italiano, proposta in una traduzione che sarà sempre specificata. Un modo di postare rapido, per riprendere in mano poesie, singoli libri (di recente pubblicazione, passati oppure fuori commercio) e occuparvi lo spazio di lettura di un oroscopo mattutino.











Era diventato difficile trovare le poesie di Beppe Salvia, poeta romano morto prematuramente, il cui nome è indissolubilmente legato a quella fondamentale stagione di poesia sorta attorno al calore della rivista "Braci", da lui fondata nel 1979. Fortunatamente, qualche anno fa, rimediò la casa editrice Il ponte del Sale di Rovigo, assieme a Pasquale Di Palmo. Il libro I begli occhi del ladro (pp. 160, 2004, euro 13) fu un'antologia importante, che interruppe un silenzio durato anni su uno dei più interessanti poeti italiani.

Beppe Salvia, I begli occhi del ladro, Il ponte del Sale, 2004










"Sillabe"

Adesso io ho una nuova casa, bella
anche adesso che non v'ho messo mano
ancora. Tutta grigia e malandata,
con tutte le finestre rotte, i vetri
infranti, il legno fradicio. Ma bella
per il sole che prende ed il terrazzo
ch’è ancora tutto ingombro di ferraglia,
e perché da qui si può vedere quasi
tutta la città. E la sera al tramonto
sembra una battaglia lontana la città.
Io amo la mia casa perché è bella
e silenziosa e forte. Sembra d’aver
qui nella casa un’altra casa, d’ombra,
e nella vita un’altra vita, eterna.




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